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In attesa del Natale

È Natale

Come alla fine di ogni settimana si aggrumano le feste delle tre religioni monoteiste, con il venerdì sacro ai musulmani, il sabato agli ebrei e la domenica ai cristiani, così, alla fine dell’anno, c’è tutto un pullulare di appuntamenti festosi che discendono dalle più diverse tradizioni. Feste che intrecciano il sacro e il profano, il mercato e le diverse forme in cui gli umani si accostano alla spiritualità.Per sfuggire alla follia burocratica e purificatrice che vorrebbe togliere di mezzo ogni riferimento religioso e culturale, supponendo che potrebbe offendere seguaci di altre credenze, penso che la proposta migliore, nella scuola, stia nel moltiplicare le feste. Cioè incuriosirci e domandarci chi festeggia cosa e quando e perché, felici che tanti e diversi siano i riti e le tradizioni stratificatesi nel corso della storia e nelle pieghe della geografia.San Nicola da Bari alla RomaniaLa presenza di bambine e bambini rumeni, numerosi in molte nostre scuole, ricordo che portò gran felicità a Giove, l’anno in cui sposammo, in seconda elementare, l’usanza di mettere fuori dalla finestra le scarpe di tutte e tutti noi la notte tra il 5 e il 6 dicembre, curiosi di scoprire, la mattina dopo, se San Nicola le aveva riempite di dolcetti.San Nicola, venerato a Bari, è popolarissimo in Germania, in tutta l’Europa dell’est ed anche in Grecia, anche se nacque nell’attuale Turchia e di quella terra fu vescovo. Per bambine e bambini di quei paesi credo abbia ormai qualche parentela simbolica e iconica con il meno sacro Babbo Natale, per via che anche lui porta i doni, anche se il vecchio bonaccione con la barba bianca e il cappello rosso sembra provenire da terre che si trovano decisamente da più a nord, visto che arriva con la slitta.Le feste nel mondo&nbsp;Ma il mondo è un guazzabuglio e la globalizzazione fa scherzi curiosi per cui in Brasile, dove il Natale si festeggia facendo il bagno perché è estate, le vetrine sono piene di neve e di renne.Riti e costumi viaggiano e cambiano di continuo. Prima della guerra, nelle campagne del nostro paese, era la Befana a portare a bambine e bambini poveri doni: qualche mandarino, frutta secca e dolcetti. Il Natale era dedicato alla natività, anche se Francesco d’Assisi, che prima di divenire santo era giullare e appassionato di teatro, otto secoli fa portò tra noi uno dei doni più belli e duraturi, inventando il presepe vivente. Quella geniale rappresentazione la organizzò a Greccio con veri pastori in una vera stalla, sostenendo che ovunque può nascere Gesù, se qualcuno lo aspetta.Di storie che si intrecciano ce n’è una infinità e poiché abbiamo la fortuna che le nostre classi da tempo ospitano bambine e bambini di diversi continenti, talvolta in collegamento con parenti lontani raggiungibili con whatsapp, sarebbe bello collezionare storie di feste di fine d’anno da ogni parte del mondo, raccogliendo informazioni anche da nonni e qualche bisnonna capace di farci viaggiare lontano nel tempo.Daremo respiro così a quella curiosità antropologica verso le particolarità e differenze, così cara all’infanzia quando non è corrotta dai pregiudizi che ammorbano la vita di troppi adulti.Con attenzione, delicatezza e la necessaria cautela a scuola si può fare, e farlo fa bene all’umanità di ciascuno di noi, all’arte del convivere e alla cultura che siamo chiamati a costruire in classe giorno dopo giorno, comprese le feste. &nbsp;

Non dobbiamo avere paura di moltiplicare le feste

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