Articoli
Coinvolgere le famiglie attraverso la mediazione linguistico-culturale
Per accogliere e coinvolgere le famiglie di cittadinanza non italiana nella vita della scuola è necessario poter contare sui mediatori linguistico-culturali. Del Comitato genitori "Casa del Sole".
Come si può leggere in
questo articolo
il MIUR (Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca) ha appena stanziato un milione di euro per l’integrazione e l’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana e ha inviato alle scuole un decalogo per l'accoglienza.
Di questo decalogo, sostanzialmente condivisibile, ci ha colpito in particolare il punto 9:
Coinvolgere le famiglie nel progetto educativo per i loro figli: promuovere l’informazione e la partecipazione attraverso i messaggi plurilingue, incoraggiare la rappresentanza dei genitori stranieri, attivare opportunità di apprendimento dell’italiano per i genitori di origine straniera, con particolare attenzione alle madri che non lavorano.
Riteniamo debba essere un obiettivo fondamentale per una scuola come la nostra, che ha un’utenza di alunni con cittadinanza non italiana che è circa il 60% del totale e con provenienza da 26 Paesi differenti.
Bisogni in aumento, risorse in calo
Purtroppo nella nostra scuola (non diversamente dalle altre scuole milanesi e italiane) la situazione è paradossale: negli ultimi 15 anni i fondi pubblici stanziati per il supporto di mediazione culturale si sono ridotti di quasi dieci volte, proprio mentre l’utenza con cittadinanza non italiana, nello stesso periodo, è quadruplicata.
Qualche dato può aiutarci a capire la portata del fenomeno.
- Nell’anno scolastico 2010/2011 le ore di mediazione linguistico-culturale per le scuole di Milano erano state 2.826, nel 2014/2015 sono state 320.
- Nell’anno 2009/2010 i corsi di italiano L2 (40 ore ciascuno) per gli alunni NAI (Neo Arrivati in Italia), finanziati dal Comune di Milano, erano stati 240. Nel 2014/2015 sono stati 24.
- Non va meglio la situazione dei facilitatori linguistici per gli alunni NAI: nell’anno scolastico 1998/99, a Milano e provincia i facilitatori erano 700, nel 2014/2015 sono stati 53.
Oltre a non essere sufficiente, la risorsa dei mediatori è sempre legata a singoli progetti finanziati (FEI, Legge 285, fondazioni, ecc.) e non c'è quindi continuità nel tempo.
Che cosa fa un mediatore
Nell’esperienza quotidiana a contatto con genitori e ragazzi che provengono da altri Paesi e culture, avvertiamo una serie di necessità che vanno ben oltre alla semplice traduzione linguistica. Un mediatore culturale è assolutamente indispensabile per :
- intervenire in caso di problemi degli alunni o delle famiglie nel rapporto con la scuola;
- esplicitare le regole implicite in ogni cultura di appartenenza (accompagnamento a scuola, relazione adulto-bambino e tra pari... Spesso differenti a seconda dei paesi di provenienza);
- spiegare le regole esplicite (come funzionano le valutazioni delle discipline, gli orari, le comunicazioni…).
Nel nostro parco scolastico - che ospita al proprio interno, oltre alla Primaria e alla Secondaria anche la Scuola dell’Infanzia comunale - risulta poi evidente che il supporto di mediazione culturale andrebbe attivato fin dalla Scuola d’Infanzia dove si ha, nella maggior parte dei casi, il primo inserimento delle famiglie nel nostro sistema scolastico ed è lì che si dovrebbero raccontare le pratiche quotidiane e instaurare un rapporto collaborativo con le famiglie.
Per capirli e farci capire
Alla Casa del Sole si sono attivate iniziative specifiche per le famiglie straniere: traduzioni plurilingue di moduli e volantini, traduzioni del patto di corresponsabilità (che quest’anno vorremmo anche discutere con mediatori e famiglie), iniziative dei genitori (feste multietniche, incontri a tema). Inoltre si ospitano i tirocini degli studenti di mediazione culturale dell’Università Bicocca di Milano e sono disponibili i corsi di italiano per mamme bambini e adulti curati dai volontari di “Parole in gioco” dell’Associazione Amici del Parco Trotter.
Molto, moltissimo resta ancora da fare. Senza dimenticare l’obiettivo di fondo che deve sempre guidarci:
Dimostrare ai genitori di cittadinanza non italiana che noi vogliamo capirli e farci capire
.