Cari compagni, la mia pelle è nera ma il mio sangue e i sogni sono uguali ai vostri
Pubblicata oggi su "La Repubblica" la lettera inviata al direttore della testata dalla ragazza senegalese di Pisa presa di mira dai compagni con insulti razzisti, scritti su biglietti e parti di libri, in forma anonima. Condividiamo le parole di Aida (nome di fantasia) con i nostri lettori.
Pubblicata su "La Repubblica" la lettera al direttore di Aida (nome di fantasia), la quattordicenne senegalese di Pisa bersagliata dai suoi compagni con messaggi anonimi, insultati e xenofobi . Aida, molto brava a scuola, da grande vorrebbe fare l'avvocato. Continuerà a studiare come e più di prima, dice. E come prima si sentirà sia senegalese, sia italiana. Ecco il testo della sua lettera.
Caro Direttore,
sono la ragazza di Pisa che ha ricevuto le lettere razziste. Oggi sono tornata scuola dopo aver saltato un giorno perché sono convinta che bisogna andare avanti. Se rimanevo a casa avrei dato una soddisfazione a queste persone che mi hanno preso di mira e non voglio farlo. Così sono andata in classe normalmente e i miei compagni sono stati molto gentili.
Però mi sento molto offesa per quello che è successo. Quando tutto questo sarà finito e i responsabili individuati, li voglio guardare negli occhi per dirgli quanto mi dispiace che sia stato un mio compagno di classe a fare tutto questo. Non me l'aspettavo, ma sono anche consapevole di essere una persona migliore di loro dentro. Mi dispiace che non gli abbiano insegnato che l'importante sta proprio dentro di noi e non fuori . I professori li hanno più volte invitati a uscire allo scoperto ma chi ha scritto quelle lettere non si è fermato e io ora non li perdono.
Anche se venissero da me oggi ad ammettere tutto e chiedere scusa sarebbe troppo tardi. Un conto è scrivere una lettera o due, un conto e farne 6 e strappare pure libri e quaderni a una tua compagna di classe. Tra l'altro il giorno prima di un compito. Avrei potuto farlo male. In classe mia ci sono degli ipocriti, tutti mi dicono di essere con me, dalla mia parte ma evidentemente qualcuno di loro mente.
Quando mio padre sabato scorso è venuto a scuola e ha parlato con gli altri ragazzi lo hanno applaudito tutti quanti, come se niente fosse. Ha detto che io sono sorella loro, che siamo tutti uguali, che se fa un taglio al mio braccio e al loro esce comunque sangue. Ha detto che nel 2015 queste cose non dovrebbero succedere e che li pregava di smettere.
A me piace studiare, tutte le materie e in particolare il diritto . L'ho scoperto solo a settembre e mi ha subito appassionata perché parla delle regole fondamentali della vita e perché é la materia più importante per raggiungere il mio obiettivo, fare l'avvocato. Forse il merito è anche della professoressa che quando spiega ti coinvolge e così ti spinge a studiare. E infatti ci sono rimasta male perché anche lei in alcune lettere è stata presa di mira, dubitavano della sua professionalità.
In generale mi trovo bene con tutte le materie a parte forse quelle scientifiche come la matematica. Fin da piccola mi piaceva il mestiere dell'avvocato e ora che ho iniziato a studiate il diritto l'idea di quel lavoro mi appassiona ancora di più, grazie anche a quella docente. Lo so, è poco probabile che io diventi davvero avvocato ma adesso il mio sogno è questo. I miei compagni lo sanno e ci aiutiamo spesso tra noi nello studio. Io per un po' ho fatto fare a tutti le fotocopie del quaderno degli appunti ma quando ho smesso perché in pratica lavoravo per gli altri qualcuno evidentemente si è arrabbiato.
Ma quello che mi sta capitando non ha solo a che fare con la scuola. Altrimenti anche altri compagni bravi sarebbero stati offesi per i loro voti. Sono in tanti ad avere dall'8 in su. Qui c'è anche il razzismo nei miei confronti . Ho 14 anni, vivo a Pisa dal 2008 e non ero mai stata vittima di episodi del genere, né io né la mia famiglia. Il razzismo c'è ed esiste anche in Italia. Di solito quando se ne parla nessuno è a favore ma alla fine saltano fuori delle persone che si comportano da razziste.
Qui a Pisa si vive bene, mi sono sempre trovata bene con le persone. È un bel posto, ed ormai è l'unico che conosco perché in Senegal non sono più tornata e non mi ricordo i luoghi ma solo le persone, gli amici e i parenti. Purtroppo ci sono sempre degli stupidi in mezzo al gruppo, e non bisogna condannare tutti, una scuola o addirittura un'intera città per colpa loro. Però è giusto che queste persone si assumano le loro responsabilità e vengano punite. Devono essere meno vigliacche, se hanno qualcosa contro di me devono venirmelo a dire in faccia.
In tanti in questi giorni mi stanno esprimendo la loro solidarietà e li ringrazio perché so che stanno tutti dalla mia parte. L'unica solidarietà che non vorrei avere adesso è quella che mi stanno esprimendo, sperando di non essere scoperti, gli autori delle lettere. Queste persone hanno rovinato l'atmosfera nella classe. Ma non avranno quello che vogliono, non mi faranno nascondere a casa. Andrò ancora a scuola e studierò ancora più di prima. E continuerò a sentirmi sia senegalese che italiana.